lunedì 13 gennaio 2014

Darwin, Charles Enciclopedia dei ragazzi (2005) di Antonio Fantoni Darwin, Charles Il padre della teoria dell'evoluzione Il naturalista inglese Darwin, dopo un viaggio di cinque anni intorno al mondo, tornò in Inghilterra, dove studiò l'evoluzione di tutti i viventi e dell'uomo, intuendone perfettamente i meccanismi. Le sue idee suscitarono tra i contemporanei scandalo insieme a un enorme interesse Uomini e scimmie Chissà perché, quando si parla di Darwin, c'è sempre chi comincia a discutere di uomini e scimmie, rifiutando di aver qualcosa a che fare con quegli animali. Eppure questo grande naturalista ha dato all'umanità la certezza scientifica dell'evoluzione e, assieme a pochi altri pensatori del 19° secolo, ha contribuito a formare la cultura prevalente del Novecento. È dunque bene conoscere la sua vita, le sue teorie scientifiche e le reazioni che hanno prodotto nel mondo dei cittadini 'perbene' del suo tempo. Charles Robert Darwin nacque nel 1809 a Shrewsbury, nella campagna inglese. La sua famiglia, benestante e anche aperta alle idee moderne, gli permise di studiare ciò che gli piaceva. Darwin amava soprattutto la natura e studiò scienze naturali all'università di Cambridge con grande successo. Un lungo viaggio Dopo la vittoria su Napoleone dell'inizio dell'Ottocento, la flotta inglese rimase padrona del mare. Il governo inglese fece costruire sette navi attrezzate con le strumentazioni scientifiche più moderne; fra queste c'era il brigantino Beagle. In occasione del suo secondo viaggio intorno al mondo, il capitano della nave chiese di avere a bordo un naturalista per descrivere le specie animali e vegetali trovate. I professori di Cambridge, interpellati, proposero il giovane e promettente Charles Darwin. A 22 anni Darwin si imbarcò per la sua meravigliosa avventura e tornò a casa a 27 anni con molti taccuini pieni di appunti, casse colme di pietre, piante e scheletri animali, e molte idee originali in testa. L'origine delle specie Mettendo assieme le sue rigorose osservazioni Darwin arrivò alla conclusione che tutti gli esseri viventi, uomo compreso, sono sottoposti, nel succedersi delle generazioni, a lenti ma continui cambiamenti, chiamati evoluzione. Oggi sappiamo che questi cambiamenti originano da piccole modificazioni spontanee del DNA (note come mutazioni) non ereditate dai genitori, ma trasferite ai figli. L'ambiente seleziona (selezione naturale) gli individui che, a seguito di queste mutazioni, risultano più adatti alla sopravvivenza e alla riproduzione; il cambiamento, impercettibile nel corso di una generazione, è evidente nei millenni della storia della vita sulla Terra. Tutti gli esseri viventi, inoltre, hanno avuto una comune origine da organismi primordiali, da cui sono derivati attraverso un lento processo di specializzazione. Dopo molti anni, nel 1859, Darwin espose questa sua rivoluzionaria ipotesi scientifica nel libro L'origine delle specie ad opera della selezione naturale, ossia il mantenimento delle razze avvantaggiate nella lotta per la vita (v. fig.). Tante critiche Il libro però suscitò scandalo e forti avversioni, perché le idee esposte erano troppo diverse da quelle della cultura prevalente a quel tempo, largamente influenzate dalle credenze religiose. In effetti, la religione cristiana e quella ebraica si basano sulla Bibbia, dove è scritto che le specie viventi sono state create così come sono oggi e che l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, per cui non può avere un progenitore in comune con le scimmie. Oggi la maggior parte dei credenti sa che il racconto della Bibbia richiama un antico mito comune ad altre tradizioni e vuole esprimere il concetto di un unico creatore onnipotente, e che quindi non ha senso interrogare la Bibbia per avere conferma o meno delle teorie scientifiche. Tuttavia l'ipotesi di Darwin è stata accolta anche con forti distorsioni interpretative: è il caso del cosiddetto darwinismo sociale che fu utilizzato, a fini politici, da chi nei primi quarant'anni del Novecento ha voluto esaltare il diritto di una specifica 'razza' umana ad asservire, e persino a sopprimerne altre, in virtù di una sua non comprovata superiorità: questo aberrante punto di vista ebbe drammatiche conseguenze in Europa soprattutto per gli Ebrei, ma anche per gli zingari. La selezione naturale va invece interpretata con il fatto che chi è più adatto a vivere nel proprio ambiente è avvantaggiato, e così trasmette i propri caratteri ereditari alle generazioni future. Darwin è morto nel 1882. È sepolto nell'abbazia di Westminster a Londra, assieme a molti altri grandi inglesi, com'è giusto per chi ci ha lasciato una grande eredità di idee e di cultura.

giovedì 19 dicembre 2013

Peter Gent
I mastini di Dallas
traduzione Roberto Serrai
66thand2nd 2013
A parlare è Phillip Elliot, wide receiver dei North Dallas Bulls e voce narrante del romanzo di cui è protagonista: un romanzo che picchia duro fin dalle prime battute, raccontando senza sconti una settimana della vita di Elliot e dei suoi compagni di squadra dal lunedì, il giorno dopo l’ultima partita giocata, fino al lunedì seguente. Tra droga, razzismo, sesso ossessivo-compulsivo, feste spaccatutto, allenamenti devastanti, ferite, ossa rotte, country e rock, i Dallas si preparano a giocare la prossima partita della stagione, contro i New York Giants, cercando di tenersi in piedi il meno dolorosamente possibile con l’aiuto di alcol, antidolorifici e soprattutto paura. Non è uno sport di semidèi, quello descritto da Gent: è piuttosto il racconto della lotta per la sopravvivenza portata avanti giorno dopo giorno da pezzi di carne da cannone disprezzati dai loro superiori, mal tollerati dai loro compagni, odiati dalle mogli e venerati solo da un gigantesco pubblico di beoti che non hanno la minima idea di cosa davvero si nasconda dietro il candido velo dell’ipocrita ideologia sportiva statunitense.

mercoledì 18 dicembre 2013

Blue Jasmine
Scheda
(Id., USA 2013)
Uscita: 5 dicembre 2013
Regia: Woody Allen
Con: Cate Blanchett, Alec Baldwin, Louis C.K.
Durata: 1 ora e 38 minuti
Distribuito da: Warner Bros. Italia

Torna Woody Allen. Tra New York e San Francisco ritrova i suoi spazi e i suoi personaggi con le sue nevrosi, le sue ansie e i suoi tradimenti. Jasmine (grande Cate Blanchett!) una signora della mondanità newyorkese che, per colpa suo marito (uomo d’affari-truffatore) si ritrova senza più le sue certezze e la sua vita. Jasmine si rifugia a San Francisco dalla sorella adottiva, Ginger (Sally Hawkins), il suo opposto, una donna senza ambizioni cha ha scelto una vita semplice e circondata da uomini normali. Jasmine però non riesce ad uscire dal suo passato e tutto il suo presente viene compresso da antidepressivi e dai continui flashback che la riportano alla vita spensierata di prima.
Quello di Blue Jasmine sembra un soggetto troppo serio per far ridere e troppo leggero per commuovere, e proprio questa inusuale, scomoda irrisolutezza lo porta ad essere forse uno dei film più coraggiosi e scomodi di tutta la carriera di Allen, la lucida e disperata fotografia di una condizione umana appiattita e costretta ad arrendersi, nonostante una vita trascorsa inutilmente a ripetersi maniacalmente che tutto va bene - anche se così non è.

La Famiglia Karnowski
di I. J. Singer

Incipit:
I Karnowski della Grande Polonia erano noti per il loro carattere testardo e provocatore, ma allo stesso tempo stimati per la vasta erudizione e l’intelligenza penetrante.

Certe volte bastano poche righe dell’incipit per racchiudere l’essenza di un libro.
La famiglia Karnowski è uno di questi libri che attraverso tre generazioni di una famiglia ebrea ti danno la possibilità di entrare in un’epoca e vedere i fatti storici attraverso la prospettiva delle persone e non dei personaggi storici.
Il periodo è la metà del primo novecento e il luogo è la Germania, in particolare, la città di Berlino dal suo massimo albore filosofico e culturale fino al suo abominio più incivile. 
I tre personaggi che dividono le tre parti del libro sono David Karnowski, suo figlio Georg e suo nipote Jegor. Tre persone affascinanti e indimenticabili. David che si trasferisce a Berlino dalla provinciale e arretrata Polonia, sogna una città e un luogo che possa rappresentare i suoi ideali di pensatore e riformista della cultura ebraica. Dopo una vita di ricercata perfezione che si può rispecchiare nel suo impeccabile tedesco si ritroverà ad essere un cittadino indesiderato fino a scoprire che non è neanche più un essere che gode del nome di cittadino.
Georg ha un’infanzia da ribelle sembra che gli schemi culturali e sociali del padre gli stiano stretti, trova una sua ragione di riscatto attraverso l’amore per Elsa, una studentessa di medicina che lo affascina per la sua libertà intellettuale. Georg è il cittadino tedesco di seconda generazione perfettamente integrato nella società. Medico di successo frequenta i migliori salotti culturali e sposa una ragazza tedesca di fede protestante, vive insomma, una vita agiata. Quando sfuggirà nella città di New York, sentirà tutta l’estraneità della società statunitense che lo porterà ad abbandonare la sua professione, vivrà una vita da emigrato e, se posso dire in tutta sincerità, da sopravvissuto vittima delle superstizioni culturali a servizio degli interessi politici.  
Jegor è forse il personaggio che più mi ha affascinato. Anche lui vittima di carnefici che lo sottopongono a psico-torture razziali ben nascoste da pseudo teorie antropologiche, è colui che sino al termine della vicenda non si accorda con il suo essere, fino a far risuonare drammaticamente con l’ultimo scoppio di pistola, il suo ritrovato io.  

Excipit:
I primi raggi dell’alba trafiggevano la fitta nebbia, illuminando le finestre con la luce livida del sole nascente.

Perché leggere la Famiglia Karnowski: … perché bisogna vedere e capire come una società possa concepire la sua ascesa e la sua caduta dissolvendo i suoi principi di polis organizzata.

tutto sui libri ma soprattutto sulla letteratura americanaaaa

Canada
di R. Ford

Incipit:
Prima di tutto parlerò della rapina commessa dai nostri genitori. Poi degli omicidi, che avvennero più tardi. La rapina è la parte più importante, perché fece prendere alla mia vita e a quella di mia sorella le strade che da ultimo avrebbero seguito.

Questo libro diviso in due parti porta un titolo che per tutta la prima parte sembra non avere senso. Due genitori, tipici per la cultura americana degli anni sessanta, si trovano coinvolti in un brutto affare che li porterà a fare una rapina in una banca. Sotto gli occhi increduli dei due figli adolescenti, Dell e Berner, i rapinatori sono arrestati nella loro abitazione e da quel momento le regole vengono soverchiate. I due ragazzi si trovano soli, abbandonati da tutti e comincia per loro una nuova vita, due diversi cammini che li porteranno a vivere in due nazioni diverse. Dell racconta in prima persona com’è stato possibile distruggere dopo la rapina, la sua tranquilla vita di adolescente. La sorella sparì il giorno dopo che arrestarono i genitori mentre lui aspetta che lo venga a prendere un’amica della madre e a differenza della sorella, decide di seguire ciò che la madre pensa si giusto per lui. Da lì in poi il racconto si svolge verso il vasto e immenso Canada, un paese che irrompe nella sua vita e che alla fine rischia di sommergere tutto il suo passato.
Riuscirà a sopravvivere credendo in se stesso e liberandosi dal senso di colpa che lo affligge.

Excipit:
Mia madre disse che avrei avuto migliaia di mattine per svegliarmi e pensare a tutto questo, quando nessuno mi avrebbe detto cosa devo sentire. Ormai sono tante migliaia. Quello che so è che nella vita hai migliori possibilità – di sopravvivere - se sopporti bene le sconfitte; se riesci a non diventare cinico nel corso di questo processo; se riesci a subordinare, come indicava Ruskin, a mantenere le proporzioni, a collegare le cose diseguali in un intero che protegga quanto c’è di buono, anche se bisogna riconoscere che spesso il buono non è semplice da trovare. Ci proviamo, come disse mia sorella. Ci proviamo. Noi tutti. Ci proviamo.

Perché leggere Canada di R. Ford:… perché quando ci perdiamo e nessuno è lì a ricordarci di non disperare, siamo noi i veri artefici del nostro io, siamo noi quelli che ritroviamo la strada.